Riflessioni

Due uomini, entrambi molto malati, occupavano la stessa stanza d'ospedale.

 

A uno dei due uomini era permesso mettersi seduto sul letto, per un'ora ogni pomeriggio, per aiutare il drenaggio dei fluidi dal suo corpo. Il suo letto era vicino all'unica finestra della stanza.

 

 L'altro uomo doveva restare sempre sdraiato.

Infine i due uomini fecero conoscenza e cominciarono a parlare per ore. Parlarono delle loro mogli e delle loro famiglie, delle loro case, del loro lavoro, del loro servizio militare e dei viaggi che avevano fatto.

 

 Ogni pomeriggio l'uomo che stava nel letto vicino alla finestra poteva sedersi e passava il tempo raccontando al suo compagno di stanza tutte le cose che poteva vedere fuori dalla finestra.

 

 L'uomo nell'altro letto cominciò a vivere per quelle singole ore nelle quali il suo mondo era reso più bello e più vivo da tutte le cose e i colori del mondo esterno.

 

 La finestra dava su un parco con un delizioso laghetto.

 Le anatre e i cigni giocavano nell'acqua mentre i bambini facevano

navigare le loro barche giocattolo. Giovani innamorati camminavano abbracciati tra fiori di ogni colore e c'era una bella vista della città in lontananza.

 

 Mentre l'uomo vicino alla finestra descriveva tutto ciò nei minimi dettagli, l'uomo dall'altra parte della stanza chiudeva gli occhi e immaginava la scena.

 

 In un caldo pomeriggio l'uomo della finestra descrisse una parata che stava passando. Sebbene l'altro uomo non potesse sentire la banda, poteva vederla con gli occhi della sua mente così come l'uomo dalla finestra gliela descriveva.

 

Passarono i giorni e le settimane.

Un mattino l'infermiera del turno di giorno portò loro l'acqua per il bagno e trovò il corpo senza vita dell'uomo vicino alla finestra, morto pacificamente nel sonno. L'infermiera diventò molto triste e chiamò gli inservienti per portare via il corpo.

 

Non appena gli sembrò appropriato, l'altro uomo chiese se poteva spostarsi nel letto vicino alla finestra. L'infermiera fu felice di fare il cambio, e dopo essersi assicurata che stesse bene, lo lasciò solo. Lentamente, dolorosamente, l'uomo si sollevò su un gomito per vedere per la prima volta il mondo esterno.

 

 Si sforzò e si voltò lentamente per guardare fuori dalla finestra vicina al letto. Essa si affacciava su un muro bianco. L'uomo chiese all'infermiera che cosa poteva avere spinto il suo amico morto a descrivere delle cose così meravigliose al di fuori da quella finestra. L'infermiera rispose che l'uomo era cieco e non poteva nemmeno vedere il muro "Forse, voleva farle coraggio" disse.

 

 

 Vi è una tremenda felicità nel rendere felici gli altri, anche a dispetto della nostra situazione. Un dolore diviso è dimezzato, ma la felicità divisa è raddoppiata.

 

Se vuoi sentirti ricco conta le cose che possiedi che il denaro non può comprare.

 


 

 

SEI PICCOLE PAROLE...

 

Intorno alla stazione principale di una grande città, si dava appuntamento, ogni giorno e ogni notte, una folla di relitti umani: barboni, ladruncoli, marocchini e giovani drogati.

Di tutti i tipi e di tutti i colori. Si vedeva bene che erano infelici e disperati.

Barbe lunghe, occhi cisposi, mani tremanti, stracci, sporcizia.

Più che di soldi, avevano tutti bisogno di un po’ di consolazione e di coraggio per vivere. Ma queste cose oggi non le sa dare quasi più nessuno.

Colpiva, tra tutti, un giovane, sporco e con i capelli lunghi e trascurati, che si aggirava in mezzo agli altri poveri naufraghi della città come se avesse una sua personale zattera di salvezza.

Quando le cose gli sembravano proprio andare male, nei momenti di solitudine e di angoscia più nera, il giovane estraeva dalla sua tasca un bigliettino unto e stropicciato e lo leggeva.

Poi lo ripiegava accuratamente e lo rimetteva in tasca.

Qualche volta lo baciava, se lo appoggiava al cuore o alla fronte.

La lettura del bigliettino faceva effetto subito.

Il giovane sembrava riconfortato, raddrizzava le spalle, riprendeva coraggio. Che cosa c'era scritto su quel misterioso biglietto?

Sei piccole parole soltanto:

"La porta piccola è sempre aperta". Tutto qui.

Era un biglietto che gli aveva mandato suo padre.

Significava che era stato perdonato e in qualunque momento avrebbe potuto tornare a casa. E una notte lo fece.

Trovò la porta piccola del giardino di casa aperta.

Salì le scale in silenzio e si infilò nel suo letto.

Il mattino dopo, quando si svegliò, accanto al letto, c'era suo padre.

In silenzio, si abbracciarono.

 

Il biglietto misterioso spiega che c'è sempre

una piccola porta aperta per l'uomo.

Può essere la porta del confessionale,

quella della chiesa o del pentimento.

E là sempre un Padre che attende.

Un Padre che ha già perdonato

e che aspetta di ricominciare tutto daccapo...

 

Grazie per la Tua Attenzione

 

PACE E GIOIA NEL CUORE

Fabrizio Artale

Uniti SI Vince... 

staff@missioneinweb.it 

 

 

 

è COLPA DI DIO…

 

Un famoso oratore e manipolatore di menti è intento a convincere, con le sue considerazioni e le sue prediche, un’attenta platea di persone che pendono dalle sue labbra... Con gli occhi spalancati e il fiato sospeso i devoti seguaci vengono indottrinati e convinti che Dio è un terribile vendicatore, pronto a scagliare fulmini e disgrazie sui mortali, mentre Gesù, la Madonna e tutti i Santi fanno l’impossibile per trattenere la sua ira.

Il Padreterno segue incuriosito la predica delirante e sta a vedere come va a finire. Ad un tratto, il Santone, acceso di zelo apocalittico, sentenzia: «Ecco, ecco l'ira di Dio! Non avete visto come si è abbattuta su di noi con i suoi castighi? Non avete dunque capito come il terremoto che ha devastato le nostre terre è stata una punizione mandata dal cielo per i nostri peccati?»

Il Padreterno si scuote, si rattrista: «Che dice mai costui?!» e agita energicamente il campanello.

Entra prontamente l'angioletto segretario.

«Fà entrare i miei bambini ed i miei ragazzi!» gli dice con voce alterata.

«Quali? Il Paradiso ne è pieno...»

«Quelli che sono arrivati tutti insieme dall'ultimo terremoto»

Dopo un pò lo studio del Padreterno è pieno di bambini e giovani. E lui a stringerseli tra le braccia, a carezzarli sulla testa, e quelli ad arrampicarsi sulle sue ginocchia e sulle spalle, a posare la guancia contro la sua guancia e la testina sulla sua testa, a tenerlo per le gambe, a carezzargli i piedi, a sedersi sul tavolo e sui libri sparsi dappertutto…

«I miei figli!...» va ripetendo mentre li carezza.

«Io avrei scatenato il terremoto?!... Ma come è possibile che ciò venga detto?!... Non ti ricordi, Ninetto, quanto abbiamo pianto tu ed io, quanto abbiamo faticato ad uscire da sotto quelle pietre?...

E tu, Marietta, dimmi: chi era vicino a te in quel gran buio, a dirti di non avere paura?...

E tu, Giovannino? Ti stringevi forte a me mentre ti reggevo sulle braccia... Adagio, adagio ti portavo fuori e intanto ti cantavo piano, all'orecchio:

"Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla... Pur se andassi per valle oscura, non avrei a temere alcun male, perché Tu sei con me... "

Lo ricordi Giovannino?

E io avrei?!... Oh, gli uomini! Come possono accusarmi di aver procurato la morte di tante creature se con immenso Amore ho sacrificato la vita del Mio Figlio Prediletto per salvarli tutti?

Se guardassero la terra come è bagnata dalle mie lacrime, certe cose non le direbbero!...»

 

Nei momenti burrascosi della vita

dà ascolto alla SUA promessa:

«Quando attraverserai le acque, io sarò con te

e i fiumi non ti sommergeranno».

CON LUI OGNI TEMPESTA SI PLACHERA'…

 

 

 

Al telefono

  

Il Padreterno è al telefono da un pezzo, molto attento a quanto dice il suo interlocutore dall'altro lato del filo. Annuisce, sorride, gesticola come se disegnasse nell'aria qualcosa.

L'angiolino segretario socchiude la porta e gli fa cenno che sull'altra linea c'è... Ma il Padreterno fa un gesto con la mano per fargli capire di non interrompere, mentre continua ad annuire, a sorridere e a ridere di cuore.

Il segretario torna nell'altra stanza.

"Il Padreterno è molto occupato" dice "Non lo si può interrompere."

"Ma glielo hai detto che al telefono c'è il Papa?"

"Non me ne ha dato il tempo..." "Prova a farglielo dire dalla Beata Vergine, piccolino" dice il Papa. L'angiolino va a chiamare la Beata Vergine che va, con tutta dolcezza e discrezione, a bussare alla porta dello studio del Padreterno. La socchiude appena. Lui le fa una strizzatina d'occhio e il gesto di pazientare.

La Beata Vergine capisce al volo e richiude dolcemente la porta.

"è impossibile" dice "Si tratta di una persona veramente importante." L'angelo va a riferire al Papa che aspetta all'altro telefono con una certa impazienza.

"Oh, Signore!" supplica il Santo Padre. "Va' a cercare San Giuseppe, fa' entrare in azione Sant'Antonio, vedi se c'è da qualche parte Papa Giovanni... Sbrigati! Sono affari importanti, affari della Chiesa!"

Dietro la porta dello studio del Padreterno si è formata una piccola folla di Santi. Ma non c'è nulla da fare: appena qualcuno socchiude l'uscio, Lui fa cenno di non interrompere e di chiudere.

Finalmente posa il ricevitore e si butta indietro sulla sua poltrona.

"O quella Valentina! Quella Valentina! ... " ride divertito. "Ogni sera mi deve raccontare per filo e per segno che cosa ha fatto in tutta la giornata!"

Suona il campanello. Entra l'angelo segretario.

"Chi era all'altro telefono?" chiede curioso il Padreterno.

"Il Papa." "E ora dov'è?"

"Si è ritirato. Ha detto che andava a rileggersi "La notte oscura" di S. Giovanni della Croce ... "

"Presto, portagli da parte mia questo biglietto."

Parla a voce alta mentre scrive:

"Affido alla carità del Papa Valentina: quattro anni, madre prostituta, padre carcerato, abitazione "baracche dell'Acquedotto Felice". E rassicuralo. Stia contento: il Padreterno gli vuole sempre un gran bene, anche se a volte sembra un pochino distratto...

 

L'INNOCENZA DEI BAMBINI COMMUOVE IL CUORE DI DIO

E MUOVE LA SUA MISERICORDIA...

 

 

UNA BELLA LEZIONE

Una ragazza stava aspettando il suo volo in una sala d'attesa di un grande aeroporto. Siccome avrebbe dovuto aspettare per molto tempo, decise di comprare un libro per ammazzare il tempo. Comprò anche un pacchetto di biscotti. Si sedette nella sala VIP per stare più tranquilla. 

Accanto a lei c'era la sedia con i biscotti e dall'altro lato un signore che stava leggendo il giornale. Quando lei cominciò a prendere il primo biscotto, anche l'uomo ne prese uno, lei si sentì indignata ma non disse nulla e continuò a leggere il suo libro. Tra sé pensò: «Ma tu guarda se solo avessi un po' più di coraggio gli avrei già dato un pugno...». Così ogni volta che lei prendeva un biscotto, l'uomo accanto a lei, senza fare un minimo cenno ne prendeva uno anche lui. Continuarono fino a che non rimase solo un biscotto e la donna pensò «ah, adesso voglio proprio vedere cosa mi dice quando saranno finiti tutti!!». L'uomo prese l'ultimo biscotto e lo divise a metà! «Ah!, questo è troppo» pensò e comincio a sbuffare indignata, si prese le sue cose, il libro, la sua borsa e si incamminò verso l'uscita della sala d'attesa. Quando si sentì un po' meglio e la rabbia era passata, si sedette in una sedia lungo il corridoio per non attirare troppo l'attenzione ed evitare altri dispiaceri. Chiuse il libro e aprì la borsa per infilarlo dentro quando... nell'aprire la borsa vide che il pacchetto di biscotti era ancora tutto intero nel suo interno. Sentì tanta vergogna e capì solo allora che il pacchetto di biscotti uguale al suo era di quell'uomo seduto accanto a lei che però aveva diviso i suoi biscotti con lei senza sentirsi indignato, nervoso o superiore, al contrario di lei che aveva sbuffato e addirittura si sentiva ferita nell'orgoglio. 

 

LA MORALE: 

Quante volte nella nostra vita mangeremo o avremo mangiato i biscotti di un altro senza saperlo? Prima di arrivare ad una conclusione affrettata e prima di pensare male delle persone, GUARDA attentamente le cose, molto spesso non sono come sembrano!

 

Esistono 5 cose nella vita che non si RECUPERANO:

 

Una pietra dopo averla lanciata

Una parola dopo averla detta

Un'opportunità dopo averla persa

Il tempo dopo esser passato

L'amore per chi non lotta

 

Qualcuno una volta ha detto: «Lavora come se non avessi bisogno dei soldi. Ama come se nessuno ti abbia mai fatto soffrire. Balla come se nessuno ti stesse guardando. Canta come se nessuno ti stesse sentendo. Vivi come se il Paradiso fosse sulla Terra».

 

 

IO SONO DALLA TUA PARTE

 

Durante l'ultima spietata guerra, l'aeroporto di Baghdad e le zone limitrofe si trasformarono in un ammasso di macerie. Tra i lastroni di cemento e le lamiere si udì qualcuno che piangeva. Andarono a vedere. In mezzo ai rottami di un hangar era rimasta in piedi una specie di piccola baracca. Dentro c'era effettivamente qualcuno che singhiozzava. Aprirono la porta. Dentro quella baracca sgangherata c'era Dio.  Era lui che piangeva. Nessuno osava far niente. Solo un bambino si avvicinò a Dio.  Lo prese per mano e gli disse:  "Non piangere. Io sono dalla tua parte".

 

"Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini,

non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo

come questo bambino sarà il più grande nel regno dei cieli"

(Mt 18, 2-4)

 

 

 

UN PO' DI ACQUA NEL BARILE

 

Il signore di un castello diede una gran festa,   cui invitò tutti gli abitanti del villaggio. Ma le cantine del nobiluomo, pur essendo generose, non avrebbero potuto soddisfare la prevedibile e robusta sete di una schiera così folta di invitati.

Il signore chiese un favore agli abitanti del villaggio: "Metteremo al centro del cortile dove si terrà il banchetto un capiente barile. Ciascuno porti il vino che può e lo versi nel barile. Tutti poi vi potranno attingere e ci sarà da bere per tutti".

Un uomo del villaggio (che si credeva furbo),  prima di partire per il castello si procurò una borraccia e la riempì d'acqua pensando: "Un pò d'acqua nel barile passerà inosservata... nessuno se ne accorgerà!". Arrivato alla festa, versò il contenuto della sua borraccia nel barile comune e poi si sedette a tavola.

Quando i primi andarono ad attingere, dallo spinotto del barile uscì solo acqua.

Tutti avevano pensato allo stesso modo.

  

Se siamo scontenti del nostro mondo,

è perché troppi portano solo acqua.

E' vero, non tutto il bene che c'è da fare

a questo mondo devi farlo tu.

Ma il bene che devi fare tu,

non puoi pensare che lo facciano  gli altri.

Riempi la tua borraccia di bene e versala

nel barile di questo mondo... il resto viene da sé!

 

 

 

LA CITTA' SMEMORATA

 

Una volta, in una piccola città, uguale a tante altre, cominciarono a succedere dei fatti strani: i bambini dimenticavano di fare i compiti, i grandi dimenticavano di togliersi le scarpe prima di andare a dormire, nessuno si salutava più; le porte della Chiesa rimanevano chiuse, le campane non suonavano più... nessuno recitava né si ricordava più le preghiere. Un lunedì mattina però, un maestro domandò ai suoi alunni: "Perché ieri non siete venuti a scuola?" "Ma ieri era domenica - risposero gli scolari - e la domenica non c'è scuola!". "Perche?" chiese il maestro. Ma gli alunni non sapevano cosa rispondere.

Si avvicinavano le feste natalizie. "Perché suonano questa musica dolce? Perche sull'albero ci sono le candele?" Ma... nessuno sapeva rispondere.

Due amici avevano litigato e si erano insultati, fino a diventare rauchi.

"Ora non ho più nessun amico!" pensava tristemente uno di loro, e non sapeva che cosa fare.

La piccola città si faceva sempre più grigia e triste; la gente diventava ogni giorno più egoista e litigiosa. "Ho l'impressione di aver dimenticato qualcosa.." ripetevano tutti.

Il giorno di Natale soffiava un forte vento tra i tetti, così forte da smuovere le campane della Chiesa. La campana più piccola suonò. Improvvisamente la gente si fermò e guardò in alto.

E un uomo per tutti esclamò: Ecco che cosa abbiamo dimenticato:

 

ABBIAMO DIMENTICATO DIO

 

Se c'è ancora speranza in questo mondo

é solo perche risuona ancora il nome di Dio

 

 

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BUONA SETTIMANA



I CONTI TORNANO...

 

C'era una volta un uomo povero, piccolo e servo. Prestava il suo lavoro nella residenza di un padrone grande, superbo ed arrogante.  Poiché il servo era piccolo e brutto, il padrone lo disprezzava al di là di ogni misura. 

Gli diceva: "Mi sembri un cane. Mettiti a quattro zampe... Ora saltella come i cagnolini". L'ometto obbediva come meglio poteva ed il padrone rideva a crepapelle. Ogni giorno obbligava il suo servo ad umiliarsi e lo esponeva alle canzonature dei suoi compagni. Ma un giorno l'ometto, d'un tratto, alzò la voce. Aveva qualcosa da dire. "Grande padrone mio, ho fatto un sogno. Ho sognato che eravamo morti tutti e due, tu ed io. Ci siamo presentati davanti al nostro grande Patrono san Pietro!" Il padrone, incuriosito, gli gridò: "Allora, parla!" Il servo continuò: "San Pietro ci esaminava con i suoi occhi che vedono fin dentro il cuore. Poi chiamò un angelo e gli ordinò: "Porta una coppa piena di miele trasparente". Il padrone incalzò: "Ed allora?" "Allora san Pietro disse: "Ricopri questo gentiluomo col miele della coppa d'oro". E l'angelo lo spalmò sopra il tuo corpo dalla testa ai piedi, cosicché tu eri raggiante di luce, come una statua d'oro trasparente nello splendore del cielo. Il padrone esultò: "Bene! Questo è giusto!" Poi aggiunse: "E tu?" "Per me il santo Patrono fece venire un angelo con un bidone pieno di escrementi e gli disse: "Coprilo tutto come meglio potrai! "Così fece l'angelo.

Mi impiastricciò tutto il corpo ed io comparvi vergognoso e puzzolente nella luce del cielo. Il padrone approvò: "Proprio così ha da accadere! "Poi domandò ancora al servo: "Finisce qui la storia?" "Oh, no, mio padrone! San Pietro riprese a scrutarci con quei suoi occhi che vedono i cuori e comandò: "Ora leccatevi lentamente l'un l'altro!".

Ed ordinò agli angeli di vegliare perché si adempisse la sua volontà...

 

Quello che abbiamo fatto agli altri, verrà fatto a noi.

Nella bilancia della giustizia di Dio, un giorno o l'altro i conti tornano...

Due alpinisti si arrampicavano su una strada impervia, mentre li flagellava un vento gelido. La tormenta stava per scatenarsi. Raffiche turbinanti di schegge di ghiaccio sibilavano fra le rocce. I due uomini procedevano a fatica. Sapevano molto bene che se non avessero raggiunto in tempo il rifugio sarebbero periti nella tempesta di neve. Mentre con il cuore in gola per l'ansia e gli occhi quasi accecati dal nevischio costeggiavano l'orlo di un abisso, udirono un gemito. Un pover'uomo era caduto nella voragine e, incapace di muoversi, invocava soccorso. Uno dei due disse: «È il destino. Quell'uomo è condannato a morte. Acceleriamo il passo o faremo la sua fine». E si affrettò, tutto curvo in avanti per opporsi alla forza del vento. Il secondo invece si impietosì e cominciò a scendere per le pendici scoscese. Trovò il ferito, se lo caricò sulle spalle e risalì affannosamente sulla mulattiera. Imbruniva. Il sentiero era sempre più oscuro. L'alpinista che portava il ferito sulle spalle era sudato e sfinito, quando vide apparire le luci del rifugio. Incoraggiò il ferito a resistere, ma all'improvviso inciampò in qualcosa steso di traverso sul sentiero. Guardò e non poté reprimere l'orrore: ai suoi piedi era steso il corpo del suo compagno di viaggio. Il freddo lo aveva ucciso. Lui era sfuggito alla stessa sorte solo perché si era affaticato a portare sulle spalle il poveretto che aveva salvato nel burrone. Il suo corpo e lo sforzo avevano mantenuto il calore sufficiente per salvare la vita.

 

Vuoi salvare la tua vita da questa società così fredda e spietata?

Ama il prossimo come te stesso...

IL PESO DELLA PREGHIERA

 

Ma come possiamo pensare di essere dimenticati?

Possibile che Dio ci abbia concepiti per poi abbandonarci,

e soprattutto nei momenti difficili? No, assolutamente!

E' proprio in quei momenti che ci porta a spalle. Ci crediamo?

 

Una donna infagottata in abiti fuori misura entrò nel negozio di alimentari. Si avvicinò al gestore del negozio e umilmente a voce bassa gli chiese se poteva avere una certa quantità di alimenti a credito. Spiegò che suo marito si era ammalato in modo serio e non poteva più lavorare e i loro quattro figli avevano bisogno di cibo.

L'uomo sbuffò e le intimò di togliersi dai piedi. Dolorosamente la donna supplicò: «Per favore, signore! Le porterò il denaro più in fretta che posso!» Il padrone del negozio ribadì duramente che lui non faceva credito e che lei poteva trovare un altro negozio nel quartiere.

Un cliente che aveva assistito alla scena si avvicinò al padrone e gli chiese di tentare almeno di accontentare la povera donna. Il droghiere, con voce riluttante, chiese alla donna: «Ha la lista della spesa?» Con un filo di speranza nella voce la donna rispose: «Sì, signore». «Bene!» disse l'uomo. «Metta la sua lista sulla bilancia. Le darò tanta merce quanto pesa la sua lista».

La donna esitò un attimo con la testa china, estrasse dalla borsa un pezzo di carta e scarabocchiò qualcosa in fretta, poi posò il foglietto con cautela su un piatto della bilancia, sempre a testa bassa.

Gli occhi del droghiere e del cliente si dilatarono per la meraviglia quando videro il piatto della bilancia abbassarsi di colpo e rimanere abbassato. Il droghiere, fissando la bilancia, brontolò: «È incredibile!». Il cliente sorrise e il droghiere cominciò a mettere sacchetti di alimenti sull'altro piatto della bilancia. Sbatteva sul piatto scatole e lattine, ma la bilancia non si muoveva.

Così continuò e continuò, con una smorfia di disgusto sempre più marcata. Alla fine, afferrò il foglietto di carta e lo fissò, livido e confuso. Non era una lista della spesa. Era una preghiera:

"Mio Dio, tu conosci la mia situazione e sai ciò di cui ho bisogno:

metto tutto nelle tue mani"

Il droghiere consegnò alla donna tutto ciò che le serviva, in un silenzio imbarazzato. La donna ringraziò e lasciò il negozio.

 

Solo Dio conosce il "peso" della tua preghiera...

 

 

 

 

"Avevo un ottimo rapporto con il Signore. Gli chiedevo delle cose, conversavo con Lui, lo lodavo, lo ringraziavo... Ma avevo sempre la sgradevole sensazione che Lui volesse che lo guardassi negli occhi... E io non lo facevo. Gli parlavo, ma distoglievo lo sguardo quando sentivo che mi stava guardando. Distoglievo sempre lo sguardo. E sapevo perché. Avevo paura.  Pensavo che avrei trovato nei suoi occhi l'accusa di un qualche peccato di cui non mi ero pentito.  Pensavo che avrei trovato una richiesta nei suoi occhi:  ci sarebbe stato qualcosa che Lui voleva da me, e che io non volevo dargli. Un giorno finalmente mi feci coraggio e guardai. Non c'era nessuna accusa. Non c'era nessuna richiesta. Gli occhi dicevano solo: "Ti amo". Guardai a lungo in quegli occhi. Li scrutai. Ma il solo messaggio era: "Ti amo". Ed io uscii e, come Pietro, piansi." 

 

Tu guardi negli occhi Dio

mentre ti dice “Ti amo”?

 

 

IL FABBRO

Si racconta di un fabbro che, dopo una gioventù piena di vizi, decise di dare una svolta alla sua inutile esistenza: Dio divenne l'unico punto di riferimento della sua vita. Durante molti anni lavorò con onesta, correttezza, praticò il bene e il senso del dovere, però,  malgrado tutta questa sua dedizione, sembrava che nulla andasse bene nella sua vita, al contrario, i suoi problemi e i suoi debiti crescevano di giorno in giorno.  Una bellissima sera, un amico che era andato a trovarlo, e che provava compassione per questa sua situazione difficile, gli disse: "E' realmente una cosa molto strana che, dopo aver deciso di cambiare la tua vita e diventare un uomo timoroso di Dio, la tua vita abbia cominciato a peggiorare. Non voglio diminuire la tua speranza, però, nonostante la tua fede in Dio, non hai migliorato in niente la tua vita". Il fabbro non rispose subito, aveva riflettuto queste cose parecchie volte, senza capire quello che stava succedendo nella sua vita, però, siccome voleva dare una risposta al suo amico, cominciò a parlare, e finì per trovare la spiegazione che cercava. Ecco cosa disse il fabbro: "In questa officina io ricevo il ferro prima di essere lavorato e devo trasformarlo in spade. Sai tu come si fanno le spade? Prima si scalda il ferro ad una caloria infernale fin che non diventa di un rosso vivo, subito dopo, senza nessuna pietà, prendo la mazza più pesante che ho e comincio a martellarlo parecchie volte finché il pezzo non prende la forma desiderata subito dopo lo immergo dentro un secchio pieno di acqua fredda, e tutta l'officina si riempie di rumore e di vapore, perché il pezzo molto caldo immerso nell'acqua fredda scoppietta a causa del violento cambiamento di temperatura. E devo ripetere questa operazione parecchie volte se voglio ottenere una spada perfetta, una sola volta non è sufficiente!" Il fabbro fece una lunga pausa e poi proseguì:  "A volte il ferro che ho tra le mie mani non sopporta questo trattamento. Il calore, le martellate e l'acqua fredda lo riempiono di screpolature. Ed è in questo momento che mi rendo conto che mai si trasformerà in una bella lama di spada ed è allora che lo butto in una montagna di ferri vecchi che tu vedi all'ingresso della mia officina". Fece un'altra pausa e il fabbro così terminò: "So che Dio mi sta mettendo nel fuoco della sofferenza. Accetto le martellate che la vita mi dà, e a volte mi sento tanto freddo e insensibile come l'acqua che fa soffrire l'acciaio. Però, l'unica cosa che penso è: Dio mio, non smettere, fintanto che non riesco a prendere la forma che ti aspetti da me. Fammela prendere nella maniera che ti sembra migliore, impiegaci tutto il tempo che vuoi, però per favore, non mi buttare mai nel mucchio dei ferri vecchi che non servono a niente!"

 

"Accetta quanto ti capita, sii paziente nelle vicende dolorose,

perché con il fuoco si prova l’oro,

e gli uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore."

(Sir 2, 4-5)

 

 

Grazie per la Tua Attenzione

PACE E GIOIA NEL CUORE

Fabrizio Artale

 

 

 

 

 


 

 

 

Un professore terminò la lezione, poi pronunciò le parole di rito: "Ci sono domande?". Uno studente gli chiese: "Professore, qual è il significato della vita?". Qualcuno, tra i presenti che si apprestavano a uscire, rise.

Il professore guardò a lungo lo studente, chiedendo con lo sguardo se era una domanda seria. Comprese che lo era. "Ti risponderò".

Estrasse il portafoglio dalla tasca dei pantaloni, ne tirò fuori uno specchietto rotondo, non più grande di una moneta. Poi disse: "Quando ero bambino, un giorno sulla strada, vidi uno specchio andato in frantumi. Presi il frammento più grande e lo conservai. Eccolo. Cominciai a giocarci e mi lasciai incantare dalla possibilità di dirigere la luce riflessa negli angoli bui dove il sole non brillava mai: buche profonde, crepacci, ripostigli. Conservai il piccolo specchio. Diventando uomo finii per capire che non era soltanto il gioco di un bambino, ma il simbolo di quello che avrei potuto fare nella vita.

Anch'io sono il frammento di uno specchio che non conosco nella sua interezza. Con quello che sono, però, nonostante i miei limiti, posso riflettere la luce, la verità, la comprensione, la conoscenza, la bontà, la serenità, la tenerezza in tutti quei luoghi bui del cuore degli uomini e cambiare qualcosa in qualcuno. Forse altre persone vedranno e faranno altrettanto.

Ecco, in questo per me sta il significato della vita..."

 

"Qual è il significato della tua vita?"...

Un uomo si mise a sedere in una stazione del metro a Washington DC ed iniziò a suonare il violino; era un freddo mattino di gennaio. Suonò sei pezzi di Bach per circa 45 minuti. Durante questo tempo, poiché era l'ora di punta, era stato calcolato che migliaia di persone sarebbero passate per la stazione, molte delle quali sulla strada per andare al lavoro.
Passarono 3 minuti ed un uomo di mezza età notò che c'era un musicista che suonava.
Rallentò il passo e si fermò per alcuni secondi e poi si affrettò per non essere in ritardo sulla tabella di marcia.
Alcuni minuti dopo, il violinista ricevette il primo dollaro di mancia: una donna tirò il denaro nella cassettina e senza neanche fermarsi continuò a camminare.
Pochi minuti dopo, qualcuno si appoggiò al muro per ascoltarlo, ma l'uomo guardò l'orologio e ricominciò a camminare.

Quello che prestò maggior attenzione fu un bambino di 3 anni. Sua madre lo tirava, ma il ragazzino si fermò a guardare il violinista.Finalmente la madre lo tirò con decisione ed il bambino continuò a camminare girando la testa tutto il tempo. Questo comportamento fu ripetuto da diversi altri bambini. Tutti i genitori, senza eccezione, li forzarono a muoversi.
Nei 45 minuti in cui il musicista suonò, solo 6 persone si fermarono e rimasero un momento. Circa 20 gli diedero dei soldi, ma continuarono a camminare normalmente. Raccolse 32 dollari. Quando finì di suonare e tornò il silenzio, nessuno se ne accorse. Nessuno applaudì, ne' ci fu alcun riconoscimento.

Nessuno lo sapeva ma il violinista era Joshua Bell, uno dei più grandi musicisti al mondo.
Suonò uno dei pezzi più complessi mai scritti, con un violino del valore di 3,5 milioni di dollari.
Due giorni prima che suonasse nella metro, Joshua Bell fece il tutto esaurito al teatro di Boston e i posti costavano una media di 100 dollari.
Questa è una storia vera. L'esecuzione di Joshua Bell in incognito nella stazione del metro fu organizzata dal quotidiano Washington Post come parte di un esperimento sociale sulla percezione, il gusto e le priorità delle persone.
La domanda era: "In un ambiente comune ad un'ora inappropriata: percepiamo la bellezza? Ci fermiamo ad apprezzarla? Riconosciamo il talento in un contesto inaspettato?".

Una delle possibili conclusioni di questo esperimento potrebbe essere: :
"Se non abbiamo un momento per fermarci ed ascoltare uno dei migliori musicisti al mondo suonare la miglior musica mai scritta, quante altre cose ci stiamo perdendo?".

 

UN VECCHIO VIOLINO

 

Ad una vendita all'asta, il banditore sollevò un violino.

Era impolverato, graffiato e scheggiato.

Le corde pendevano allentate e il banditore pensava non valesse la pena di perdere tanto tempo con il vecchio violino, ma lo sollevò con un sorriso.

"Che offerta mi fate, signori?" gridò.

"Partiamo da... 50 euro!".

"Cinquantacinque!" disse una voce.

Poi sessanta. "Sessantacinque!" disse un altro. Poi settanta.

"Settanta euro, uno; settanta euro, due; settanta euro..."

Dal fondo della stanza un uomo dai capelli grigi avanzò e prese l'archetto.

Con il fazzoletto spolverò il vecchio violino, tese le corde allentate, lo impugnò con energia e suonò una melodia pura e dolce come il canto degli angeli. Quando la musica cessò, il banditore, con una voce calma e bassa disse:"Quanto mi offrite per il vecchio violino?".

E lo sollevò insieme con l'archetto.

"Cinquecento, e chi dice mille euro? Mille!

E chi dice millecinquecento? Millecinquecento, uno; millecinquecento, due;

millecinquecento e tre, aggiudicato!" disse il banditore.

La gente applaudì, ma alcuni chiesero:

"Che cosa ha cambiato il valore del violino?". Pronta giunse la risposta:

"Il tocco del Maestro!".

 

Se in qualche circostanza della vita ci si ritrova

come vecchi violini, inutili, impolverati,

graffiati e scheggiati; niente paura.

Abbiamo una certezza:

siamo in grado di fare cose meravigliose. 

Basta "il tocco del Maestro"...

 

 

IL VECCHIO VERDURAIO

 

C'era una volta una famiglia serena e tranquilla che viveva in una piccola casa di periferia. Una sera i membri della famiglia erano seduti a cena, quando udirono bussare alla porta. Il padre andò alla porta e l'aprì. C'era un vecchio in abiti laceri, con i pantaloni strappati e senza bottoni. Portava un cesto pieno di verdura. Chiese alla famiglia se volevano acquistare un po' di verdura. Loro lo fecero subito, perché volevano che se ne andasse. Con il tempo, il vecchio e la famiglia fecero amicizia. L'uomo portava la verdura per la famiglia ogni settimana. Scoprirono che soffriva di cataratta e che era quasi cieco. Ma era così gentile che impararono ad aspettare con ansia le sue visite e ad apprezzare la sua compagnia. Un giorno, mentre consegnava la verdura, il vecchio disse: "Ieri ho ricevuto un grande regalo! Ho trovato fuori della mia casa un cesto di vestiti che qualcuno ha lasciato per me". Tutti quanti, sapendo quanto lui avesse bisogno di vestiti, dissero: "Ma è meraviglioso!" E il vecchio cieco disse: "Ma la cosa più bella è che ho trovato una famiglia che aveva davvero bisogno di quei vestiti"...

 

AUGURO A TUTTI NOI LA CONCRETEZZA DELLA CARITA'

E DEL DONO GRATUITO DELLA NOSTRA VITA

VERSO TUTTI COLORO

CHE IMPLORANO IL NOSTRO AIUTO...

 

Grazie per la Tua Amicizia

PACE E GIOIA NEL CUORE

Fabrizio Artale

Uniti SI Vince...

 

 

 

L'UOVO

 

Una donna, che non aveva grandi risorse economiche, trovò un uovo.

Tutta felice, chiamò il marito e i figli e disse: «Tutte le nostre preoccupazioni sono finite. Guardate un po': ho trovato un uovo!

Noi non lo mangeremo, ma lo porteremo al nostro vicino perché lo faccia covare dalla sua chioccia. Così presto avremo un pulcino, che diventerà una gallina.

Noi naturalmente non mangeremo la gallina, ma le faremo deporre molte uova, e dalle uova avremo molte altre galline, che faranno altre uova. Così avremo tante galline e tante uova.

Noi non mangeremo né galline né uova, ma le venderemo e ci compreremo una vitellina. Alleveremo la vitellina e la faremo diventare una mucca. La mucca ci darà altri vitelli, finché avremo una bella mandria. Venderemo la mandria e ci compreremo un campo, poi venderemo e compreremo, compreremo e venderemo...».

Mentre parlava, la donna gesticolava. L'uovo le scivolò di mano e si spiaccicò per terra.

 

I nostri propositi assomigliano spesso alle chiacchiere di questa donna:

 «Farò... Dirò... Rimedierò...». Passano i giorni e gli anni,

e non facciamo niente…

 

DUE AMICI INSEPARABILI

 

Il piccolo  Giovanni (detto Gio lo zoppo) e Tommaso erano arrivati all'istituto per bambini senza famiglia lo stesso giorno, pochi mesi dopo la nascita. Le volontarie erano molto buone con loro, un po' meno i bambini della scuola pubblica che frequentavano.

Erano crudeli spesso con il timido Giovanni, ma Tommaso sapeva metterli a posto, perché era un bambino robusto e intelligente: il più bravo a scuola e il più svelto in cortile. Era Tommaso che aiutava Giovanni, gli stava sempre vicino. Lo consolava quando aveva paura, lo aspettava durante le passeggiate, giocava con lui perché non sentisse la malinconia del suo handicap, lo faceva ridere raccontandogli le storie buffe.

All'istituto venivano spesso le coppie che facevano conoscenza con i bambini e li portavano fuori a mangiare in vista di una possibile adozione.

Nessuno, però, si interessava a Giovanni e Tommaso e tutti inventavano sempre una scusa.

Lo aveva fatto solo due volte il dottor Arturo e sua moglie Anna.

Una domenica, il dottor Arturo chiamò Tommaso e lo guardò negli occhi:

"Sei un bambino veramente in gamba! Ti piacerebbe venire a vivere con noi? Saresti in affidamento per un po', ma noi ti vorremmo adottare.

Come un vero figlio. Che ne dici?". Tommaso rimase senza parole.

Avere una mamma e un papà, come tutti! "Oh, oh s-s-sì, signore!" mormorò. Improvvisamente la gioia svanì dai suoi occhi. Se Tommaso se ne andava, chi si sarebbe preso cura del piccolo e zoppo Giovanni?

"lo... vi ringrazio tanto, signore" disse. "Ma non posso venire, signore!"

E prima che il dottore scorgesse le sue lacrime, corse via.

Poco dopo, il dottore lo venne a cercare con una delle volontarie.

Tommaso stava aiutando Giovanni a infilarsi la scarpa speciale.

Il dottore lanciò uno sguardo penetrante a Tommaso:  "È per lui che non hai voluto venire a stare con noi, figliolo?".

"Beh, si..." disse sottovoce Tommaso, "io... io sono tutto quello che lui ha..." rispose il bambino.

  

Anche tu puoi essere per qualcuno "tutto quello che ha"...

 

Grazie per la Tua Attenzione

 

PACE E GIOIA NEL CUORE


 


BUONA SETTIMANA

UNA STORIA PER TE

 

 

LA VITA E' UNO SPECCHIO

 

Renato non aveva quasi visto la signora, dentro la vettura ferma al lato della carreggiata. Pioveva forte ed era buio.

Ma si rese conto che la donna aveva bisogno di aiuto.

Così fermò la sua macchina e si avvicinò.

L’auto della signora odorava ancora di nuovo.

Lei pensava forse che poteva essere un assalitore: non ispirava fiducia quell’uomo, sembrava povero e affamato.

Renato percepiva che la signora aveva molta paura e le disse:

“Sono qui per aiutarla, signora, non si preoccupi.

Perchè non aspetta nella mia auto dove fa un po’ più caldo?

A proposito, il mio nome è Renato”...

La signora aveva bucato una ruota e oltretutto era di età avanzata.

Mentre la pioggia cadeva a dirotto, Renato si chinò, collocò il crik e alzò la macchina. Quindi cambiò la gomma, sporcandosi non poco...

Mentre stringeva i dadi della ruota, la donna aprì la portiera e cominciò a conversare con lui.

Gli raccontò che non era del posto, che era solo di passaggio e che non sapeva come ringraziarlo per il prezioso aiuto.

Renato sorrise mentre terminava il lavoro.

Lei domandò quanto gli doveva.

Già aveva immaginato tutte le cose terribili che sarebbero potute accadere se Renato non si fosse fermato per soccorrerla.

Ma Renato non pensava al denaro, gli piaceva aiutare le persone...

Questo era il suo modo di vivere.

E rispose: “Se realmente desidera pagarmi, la prossima volta che incontra qualcuno in difficoltà, si ricordi di me e dia a quella persona l’aiuto di cui ha bisogno”...

Alcuni chilometri dopo la signora si fermò in un piccolo ristorante, la cameriera arrivò e le porse un asciugamano pulito per farle asciugare i capelli rivolgendole un dolce sorriso.

La donna notò che la cameriera era circa all’ottavo mese di gravidanza, ma lei non permetteva che la tensione e i dolori cambiassero il suo atteggiamento e fu sorpresa nel constatare come qualcuno che ha tanto poco, possa trattare tanto bene un estraneo.

Allora si ricordò di Renato. Dopo aver terminato la sua cena, e mentre la cameriera si allontanò ad un altro tavolo, la signora uscì dal ristorante.

La cameriera ritornò curiosa di sapere dove la signora fosse andata, quando notò qualcosa scritto sul tovagliolo, sopra al quale aveva lasciato una somma considerevole.

Le caddero le lacrime dagli occhi leggendo ciò che la signora aveva scritto.

Diceva: “Tieni pure il resto... Qualcuno mi ha aiutato oggi e alla stessa maniera io sto aiutando te. Se tu realmente desideri restituirmi questo denaro, non lasciare che questo circolo d’amore termini con te, aiuta qualcuno”.

Quella notte, rincasando, stanca, si avvicinò al letto;

suo marito già stava dormendo e non volle svegliarlo perché sapeva che prima di addormentarsi era stato preda di mille angosce, quindi, rimase a pensare al denaro e a quello che la signora aveva scritto. Quella signora come poteva sapere della necessità che suo marito e lei avevano di quel denaro: con il bebè che stava per nascere, tutto sarebbe diventato più difficile...

Pensando alla benedizione che aveva ricevuto, fece un grande sorriso.

Ringraziò Dio e si voltò verso il suo preoccupato marito che dormiva al suo lato, lo sfiorò con un leggero bacio e gli sussurrò: “Andrà tutto bene.

Ti amo... Renato!”.

 

La vita è così... è uno specchio:

tutto quello che tu dai, ti ritorna!

 

 


 

AMIAMO IL BENE...


BUONA SETTIMANA

UNA STORIA PER TE

 

LE FINESTRE DEL PARADISO

 

Era un pò di giorni che il Signore non faceva un giro per il Paradiso; una mattina quindi si svegliò deciso a controllare se tutto lassù filava per il verso giusto. Con sua grande sorpresa, vide, in mezzo ad un gruppetto di persone, un tipo che in vita sua non aveva mai concluso niente di buono, era un gran lazzarone, svogliato e poco credente.

"Come ha fatto un individuo del genere a entrare in Paradiso?

San Pietro dovrà rendermi conto di questo!.", si indignò il Signore.

Continuò il giro di controllo ed ecco che scoprì tra gli altri beati una donna che in vita sua ne aveva combinate di tutti i colori.

"Anche lei qui?", esclamò sbalordito.

"Ma chi controlla l'ingresso tra le anime beate?

San Pietro dovrà spiegarmi anche questa!"

Girando s'imbatte in altre persone che non si aspettava proprio di incontrare in Paradiso. A passi decisi, con un viso che prometteva tempesta, il Signore si avviò verso l'ingresso del Paradiso. Lì, a fianco del portone, con le chiavi in mano, stava San Pietro.

"Non ci siamo, non ci siamo proprio!". Lo affrontò severamente il Signore.

"Ho visto gente qui intorno, che del Paradiso non è proprio degna!

Che custode sei? Non sarà che ti addormenti in servizio?"

"Eh, no! Io non dormo proprio!", rispose risentito San Pietro. "Io alla porta ci sto, e con gli occhi ben aperti anche. E' che sopra di me, c'è una piccola finestra. Di là ogni tanto tua Mamma Maria fa scendere una corda e tira su anche quelli che io avevo allontanato!

A questo punto cosa dovrei fare? E' inutile che faccia il portinaio!

Do le dimissioni!"

Il volto del Signore si distese in un gran sorriso. "Va bene,va bene", disse bonariamente, cingendo le spalle di San Pietro con un braccio, come ai vecchi tempi.

"Quello che fa mia mamma Maria è sempre ben fatto. Tu continua a sorvegliare la porta e lasciamo che al finestrino ci pensi lei...".

  

Perchè Maria è invocata come

"aiuto dei cristiani" e "rifugio dei peccatori?"

Perchè con lei il Paradiso ha sempre un finestra aperta...

 

SEI PICCOLE PAROLE...

 

Intorno alla stazione principale di una grande città, si dava appuntamento, ogni giorno e ogni notte, una folla di relitti umani: barboni, ladruncoli, marocchini e giovani drogati.

Di tutti i tipi e di tutti i colori. Si vedeva bene che erano infelici e disperati.

Barbe lunghe, occhi cisposi, mani tremanti, stracci, sporcizia.

Più che di soldi, avevano tutti bisogno di un pò di consolazione e di coraggio per vivere. Ma queste cose oggi non le sa dare quasi più nessuno.

Colpiva, tra tutti, un giovane, sporco e con i capelli lunghi e trascurati, che si aggirava in mezzo agli altri poveri naufraghi della città come se avesse una sua personale zattera di salvezza.

Quando le cose gli sembravano proprio andare male, nei momenti di solitudine e di angoscia più nera, il giovane estraeva dalla sua tasca un bigliettino unto e stropicciato e lo leggeva.

Poi lo ripiegava accuratamente e lo rimetteva in tasca.

Qualche volta lo baciava, se lo appoggiava al cuore o alla fronte.

La lettura del bigliettino faceva effetto subito.

Il giovane sembrava riconfortato, raddrizzava le spalle, riprendeva coraggio. Che cosa c'era scritto su quel misterioso biglietto?

Sei piccole parole soltanto:

"La porta piccola è sempre aperta". Tutto qui.

Era un biglietto che gli aveva mandato suo padre.

Significava che era stato perdonato e in qualunque momento avrebbe potuto tornare a casa. E una notte lo fece.

Trovò la porta piccola del giardino di casa aperta.

Salì le scale in silenzio e si infilò nel suo letto.

Il mattino dopo, quando si svegliò, accanto al letto, c'era suo padre.

In silenzio, si abbracciarono.

 

Il biglietto misterioso spiega che c'è sempre

una piccola porta aperta per l'uomo.

Può essere la porta del confessionale,

quella della chiesa o del pentimento.

E là sempre un Padre che attende.

Un Padre che ha già perdonato

e che aspetta di ricominciare tutto daccapo...

 

è COLPA DI DIO…

 

Un famoso oratore e manipolatore di menti è intento a convincere, con le sue considerazioni e le sue prediche, un’attenta platea di persone che pendono dalle sue labbra... Con gli occhi spalancati e il fiato sospeso i devoti seguaci vengono indottrinati e convinti che Dio è un terribile vendicatore, pronto a scagliare fulmini e disgrazie sui mortali, mentre Gesù, la Madonna e tutti i Santi fanno l’impossibile per trattenere la sua ira.

Il Padreterno segue incuriosito la predica delirante e sta a vedere come va a finire. Ad un tratto, il Santone, acceso di zelo apocalittico, sentenzia: «Ecco, ecco l'ira di Dio! Non avete visto come si è abbattuta su di noi con i suoi castighi? Non avete dunque capito come il terremoto che ha devastato le nostre terre è stata una punizione mandata dal cielo per i nostri peccati?»

Il Padreterno si scuote, si rattrista: «Che dice mai costui?!» e agita energicamente il campanello.

Entra prontamente l'angioletto segretario.

«Fà entrare i miei bambini ed i miei ragazzi!» gli dice con voce alterata.

«Quali? Il Paradiso ne è pieno...»

«Quelli che sono arrivati tutti insieme dall'ultimo terremoto»

Dopo un pò lo studio del Padreterno è pieno di bambini e giovani. E lui a stringerseli tra le braccia, a carezzarli sulla testa, e quelli ad arrampicarsi sulle sue ginocchia e sulle spalle, a posare la guancia contro la sua guancia e la testina sulla sua testa, a tenerlo per le gambe, a carezzargli i piedi, a sedersi sul tavolo e sui libri sparsi dappertutto…

«I miei figli!...» va ripetendo mentre li carezza.

«Io avrei scatenato il terremoto?!... Ma come è possibile che ciò venga detto?!... Non ti ricordi, Ninetto, quanto abbiamo pianto tu ed io, quanto abbiamo faticato ad uscire da sotto quelle pietre?...

E tu, Marietta, dimmi: chi era vicino a te in quel gran buio, a dirti di non avere paura?...

E tu, Giovannino? Ti stringevi forte a me mentre ti reggevo sulle braccia... Adagio, adagio ti portavo fuori e intanto ti cantavo piano, all'orecchio:

"Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla... Pur se andassi per valle oscura, non avrei a temere alcun male, perché Tu sei con me... "

Lo ricordi Giovannino?

E io avrei?!... Oh, gli uomini! Come possono accusarmi di aver procurato la morte di tante creature se con immenso Amore ho sacrificato la vita del Mio Figlio Prediletto per salvarli tutti?

Se guardassero la terra come è bagnata dalle mie lacrime, certe cose non le direbbero!...»

 

Nei momenti burrascosi della vita

dà ascolto alla SUA promessa:

«Quando attraverserai le acque, io sarò con te

e i fiumi non ti sommergeranno».

CON LUI OGNI TEMPESTA SI PLACHERA'…

 

 

Al telefono

  

Il Padreterno è al telefono da un pezzo, molto attento a quanto dice il suo interlocutore dall'altro lato del filo. Annuisce, sorride, gesticola come se disegnasse nell'aria qualcosa.

L'angiolino segretario socchiude la porta e gli fa cenno che sull'altra linea c'è... Ma il Padreterno fa un gesto con la mano per fargli capire di non interrompere, mentre continua ad annuire, a sorridere e a ridere di cuore.

Il segretario torna nell'altra stanza.

"Il Padreterno è molto occupato" dice "Non lo si può interrompere."

"Ma glielo hai detto che al telefono c'è il Papa?"

"Non me ne ha dato il tempo..." "Prova a farglielo dire dalla Beata Vergine, piccolino" dice il Papa. L'angiolino va a chiamare la Beata Vergine che va, con tutta dolcezza e discrezione, a bussare alla porta dello studio del Padreterno. La socchiude appena. Lui le fa una strizzatina d'occhio e il gesto di pazientare.

La Beata Vergine capisce al volo e richiude dolcemente la porta.

"è impossibile" dice "Si tratta di una persona veramente importante." L'angelo va a riferire al Papa che aspetta all'altro telefono con una certa impazienza.

"Oh, Signore!" supplica il Santo Padre. "Va' a cercare San Giuseppe, fa' entrare in azione Sant'Antonio, vedi se c'è da qualche parte Papa Giovanni... Sbrigati! Sono affari importanti, affari della Chiesa!"

Dietro la porta dello studio del Padreterno si è formata una piccola folla di Santi. Ma non c'è nulla da fare: appena qualcuno socchiude l'uscio, Lui fa cenno di non interrompere e di chiudere.

Finalmente posa il ricevitore e si butta indietro sulla sua poltrona.

"O quella Valentina! Quella Valentina! ... " ride divertito. "Ogni sera mi deve raccontare per filo e per segno che cosa ha fatto in tutta la giornata!"

Suona il campanello. Entra l'angelo segretario.

"Chi era all'altro telefono?" chiede curioso il Padreterno.

"Il Papa." "E ora dov'è?"

"Si è ritirato. Ha detto che andava a rileggersi "La notte oscura" di S. Giovanni della Croce ... "

"Presto, portagli da parte mia questo biglietto."

Parla a voce alta mentre scrive:

"Affido alla carità del Papa Valentina: quattro anni, madre prostituta, padre carcerato, abitazione "baracche dell'Acquedotto Felice". E rassicuralo. Stia contento: il Padreterno gli vuole sempre un gran bene, anche se a volte sembra un pochino distratto...

 

L'INNOCENZA DEI BAMBINI COMMUOVE IL CUORE DI DIO

E MUOVE LA SUA MISERICORDIA...

 

UNA BELLA LEZIONE

Una ragazza stava aspettando il suo volo in una sala d'attesa di un grande aeroporto. Siccome avrebbe dovuto aspettare per molto tempo, decise di comprare un libro per ammazzare il tempo. Comprò anche un pacchetto di biscotti. Si sedette nella sala VIP per stare più tranquilla. 

Accanto a lei c'era la sedia con i biscotti e dall'altro lato un signore che stava leggendo il giornale. Quando lei cominciò a prendere il primo biscotto, anche l'uomo ne prese uno, lei si sentì indignata ma non disse nulla e continuò a leggere il suo libro. Tra sé pensò: «Ma tu guarda se solo avessi un po' più di coraggio gli avrei già dato un pugno...». Così ogni volta che lei prendeva un biscotto, l'uomo accanto a lei, senza fare un minimo cenno ne prendeva uno anche lui. Continuarono fino a che non rimase solo un biscotto e la donna pensò «ah, adesso voglio proprio vedere cosa mi dice quando saranno finiti tutti!!». L'uomo prese l'ultimo biscotto e lo divise a metà! «Ah!, questo è troppo» pensò e comincio a sbuffare indignata, si prese le sue cose, il libro, la sua borsa e si incamminò verso l'uscita della sala d'attesa. Quando si sentì un po' meglio e la rabbia era passata, si sedette in una sedia lungo il corridoio per non attirare troppo l'attenzione ed evitare altri dispiaceri. Chiuse il libro e aprì la borsa per infilarlo dentro quando... nell'aprire la borsa vide che il pacchetto di biscotti era ancora tutto intero nel suo interno. Sentì tanta vergogna e capì solo allora che il pacchetto di biscotti uguale al suo era di quell'uomo seduto accanto a lei che però aveva diviso i suoi biscotti con lei senza sentirsi indignato, nervoso o superiore, al contrario di lei che aveva sbuffato e addirittura si sentiva ferita nell'orgoglio. 

 

LA MORALE: 

Quante volte nella nostra vita mangeremo o avremo mangiato i biscotti di un altro senza saperlo? Prima di arrivare ad una conclusione affrettata e prima di pensare male delle persone, GUARDA attentamente le cose, molto spesso non sono come sembrano! 

 

Esistono 5 cose nella vita che non si RECUPERANO: 

  

Una pietra dopo averla lanciata 

Una parola dopo averla detta 

Un'opportunità dopo averla persa 

Il tempo dopo esser passato 

L'amore per chi non lotta 

 

Qualcuno una volta ha detto: «Lavora come se non avessi bisogno dei soldi. Ama come se nessuno ti abbia mai fatto soffrire. Balla come se nessuno ti stesse guardando. Canta come se nessuno ti stesse sentendo. Vivi come se il Paradiso fosse sulla Terra». 


 


 

IO SONO DALLA TUA PARTE

 

Durante l'ultima spietata guerra, l'aeroporto di Baghdad e le zone limitrofe si trasformarono in un ammasso di macerie. Tra i lastroni di cemento e le lamiere si udì qualcuno che piangeva. Andarono a vedere. In mezzo ai rottami di un hangar era rimasta in piedi una specie di piccola baracca. Dentro c'era effettivamente qualcuno che singhiozzava. Aprirono la porta. Dentro quella baracca sgangherata c'era Dio.  Era lui che piangeva. Nessuno osava far niente. Solo un bambino si avvicinò a Dio.  Lo prese per mano e gli disse:  "Non piangere. Io sono dalla tua parte".

 

"Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini,

non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo

come questo bambino sarà il più grande nel regno dei cieli"

(Mt 18, 2-4)


 

UN PO' DI ACQUA NEL BARILE

 

Il signore di un castello diede una gran festa,   cui invitò tutti gli abitanti del villaggio. Ma le cantine del nobiluomo, pur essendo generose, non avrebbero potuto soddisfare la prevedibile e robusta sete di una schiera così folta di invitati.

Il signore chiese un favore agli abitanti del villaggio: "Metteremo al centro del cortile dove si terrà il banchetto un capiente barile. Ciascuno porti il vino che può e lo versi nel barile. Tutti poi vi potranno attingere e ci sarà da bere per tutti".

Un uomo del villaggio (che si credeva furbo),  prima di partire per il castello si procurò una borraccia e la riempì d'acqua pensando: "Un pò d'acqua nel barile passerà inosservata... nessuno se ne accorgerà!". Arrivato alla festa, versò il contenuto della sua borraccia nel barile comune e poi si sedette a tavola.

Quando i primi andarono ad attingere, dallo spinotto del barile uscì solo acqua.

Tutti avevano pensato allo stesso modo.

  

Se siamo scontenti del nostro mondo,

è perché troppi portano solo acqua.

E' vero, non tutto il bene che c'è da fare

a questo mondo devi farlo tu.

Ma il bene che devi fare tu,

non puoi pensare che lo facciano  gli altri.

Riempi la tua borraccia di bene e versala

nel barile di questo mondo... il resto viene da sé!

 


 

I CONTI TORNANO...

 

C'era una volta un uomo povero, piccolo e servo. Prestava il suo lavoro nella residenza di un padrone grande, superbo ed arrogante.  Poiché il servo era piccolo e brutto, il padrone lo disprezzava al di là di ogni misura. 

Gli diceva: "Mi sembri un cane. Mettiti a quattro zampe... Ora saltella come i cagnolini". L'ometto obbediva come meglio poteva ed il padrone rideva a crepapelle. Ogni giorno obbligava il suo servo ad umiliarsi e lo esponeva alle canzonature dei suoi compagni. Ma un giorno l'ometto, d'un tratto, alzò la voce. Aveva qualcosa da dire. "Grande padrone mio, ho fatto un sogno. Ho sognato che eravamo morti tutti e due, tu ed io. Ci siamo presentati davanti al nostro grande Patrono san Pietro!" Il padrone, incuriosito, gli gridò: "Allora, parla!" Il servo continuò: "San Pietro ci esaminava con i suoi occhi che vedono fin dentro il cuore. Poi chiamò un angelo e gli ordinò: "Porta una coppa piena di miele trasparente". Il padrone incalzò: "Ed allora?" "Allora san Pietro disse: "Ricopri questo gentiluomo col miele della coppa d'oro". E l'angelo lo spalmò sopra il tuo corpo dalla testa ai piedi, cosicché tu eri raggiante di luce, come una statua d'oro trasparente nello splendore del cielo. Il padrone esultò: "Bene! Questo è giusto!" Poi aggiunse: "E tu?" "Per me il santo Patrono fece venire un angelo con un bidone pieno di escrementi e gli disse: "Coprilo tutto come meglio potrai! "Così fece l'angelo.

Mi impiastricciò tutto il corpo ed io comparvi vergognoso e puzzolente nella luce del cielo. Il padrone approvò: "Proprio così ha da accadere! "Poi domandò ancora al servo: "Finisce qui la storia?" "Oh, no, mio padrone! San Pietro riprese a scrutarci con quei suoi occhi che vedono i cuori e comandò: "Ora leccatevi lentamente l'un l'altro!".

Ed ordinò agli angeli di vegliare perché si adempisse la sua volontà...

 

Quello che abbiamo fatto agli altri, verrà fatto a noi.

Nella bilancia della giustizia di Dio, un giorno o l'altro i conti tornano... 

 

 


 

Due alpinisti si arrampicavano su una strada impervia, mentre li flagellava un vento gelido. La tormenta stava per scatenarsi. Raffiche turbinanti di schegge di ghiaccio sibilavano fra le rocce. I due uomini procedevano a fatica. Sapevano molto bene che se non avessero raggiunto in tempo il rifugio sarebbero periti nella tempesta di neve. Mentre con il cuore in gola per l'ansia e gli occhi quasi accecati dal nevischio costeggiavano l'orlo di un abisso, udirono un gemito. Un pover'uomo era caduto nella voragine e, incapace di muoversi, invocava soccorso. Uno dei due disse: «È il destino. Quell'uomo è condannato a morte. Acceleriamo il passo o faremo la sua fine». E si affrettò, tutto curvo in avanti per opporsi alla forza del vento. Il secondo invece si impietosì e cominciò a scendere per le pendici scoscese. Trovò il ferito, se lo caricò sulle spalle e risalì affannosamente sulla mulattiera. Imbruniva. Il sentiero era sempre più oscuro. L'alpinista che portava il ferito sulle spalle era sudato e sfinito, quando vide apparire le luci del rifugio. Incoraggiò il ferito a resistere, ma all'improvviso inciampò in qualcosa steso di traverso sul sentiero. Guardò e non poté reprimere l'orrore: ai suoi piedi era steso il corpo del suo compagno di viaggio. Il freddo lo aveva ucciso. Lui era sfuggito alla stessa sorte solo perché si era affaticato a portare sulle spalle il poveretto che aveva salvato nel burrone. Il suo corpo e lo sforzo avevano mantenuto il calore sufficiente per salvare la vita.

 

Vuoi salvare la tua vita da questa società così fredda e spietata?

Ama il prossimo come te stesso...

 

 

IL PESO DELLA PREGHIERA

 

Ma come possiamo pensare di essere dimenticati?

Possibile che Dio ci abbia concepiti per poi abbandonarci,

e soprattutto nei momenti difficili? No, assolutamente!

E' proprio in quei momenti che ci porta a spalle. Ci crediamo?

 

Una donna infagottata in abiti fuori misura entrò nel negozio di alimentari. Si avvicinò al gestore del negozio e umilmente a voce bassa gli chiese se poteva avere una certa quantità di alimenti a credito. Spiegò che suo marito si era ammalato in modo serio e non poteva più lavorare e i loro quattro figli avevano bisogno di cibo.

L'uomo sbuffò e le intimò di togliersi dai piedi. Dolorosamente la donna supplicò: «Per favore, signore! Le porterò il denaro più in fretta che posso!» Il padrone del negozio ribadì duramente che lui non faceva credito e che lei poteva trovare un altro negozio nel quartiere.

Un cliente che aveva assistito alla scena si avvicinò al padrone e gli chiese di tentare almeno di accontentare la povera donna. Il droghiere, con voce riluttante, chiese alla donna: «Ha la lista della spesa?» Con un filo di speranza nella voce la donna rispose: «Sì, signore». «Bene!» disse l'uomo. «Metta la sua lista sulla bilancia. Le darò tanta merce quanto pesa la sua lista».

La donna esitò un attimo con la testa china, estrasse dalla borsa un pezzo di carta e scarabocchiò qualcosa in fretta, poi posò il foglietto con cautela su un piatto della bilancia, sempre a testa bassa.

Gli occhi del droghiere e del cliente si dilatarono per la meraviglia quando videro il piatto della bilancia abbassarsi di colpo e rimanere abbassato. Il droghiere, fissando la bilancia, brontolò: «È incredibile!». Il cliente sorrise e il droghiere cominciò a mettere sacchetti di alimenti sull'altro piatto della bilancia. Sbatteva sul piatto scatole e lattine, ma la bilancia non si muoveva.

Così continuò e continuò, con una smorfia di disgusto sempre più marcata. Alla fine, afferrò il foglietto di carta e lo fissò, livido e confuso. Non era una lista della spesa. Era una preghiera:

"Mio Dio, tu conosci la mia situazione e sai ciò di cui ho bisogno:

metto tutto nelle tue mani"

Il droghiere consegnò alla donna tutto ciò che le serviva, in un silenzio imbarazzato. La donna ringraziò e lasciò il negozio.

 

Solo Dio conosce il "peso" della tua preghiera...


L'Amicizia è come l'oro: E' PREZIOSA

L'Amicizia è come l'arcobaleno: E' COLORATA

L'Amicizia è come una lampada: SI ACCENDE

L'Amicizia è come un dono: FA PIACERE

L'Amicizia è come un profumo: SI SENTE

L'Amicizia è come la musica: SI ASCOLTA

L'Amicizia è come il cibo: NON SI SCIUPA

L'Amicizia è come la casa: CI AIUTA A VIVERE

L'Amicizia è come una persona: NON HA PREZZO

L'Amicizia è come te e me: CI SI DA UNA MANO...

 

 

Un uomo si sentiva perennemente oppresso dalle difficoltà della vita e se ne lamentò con un famoso maestro di spirito.  Il maestro prese una manciata di cenere e la lasciò cadere in un bicchiere pieno di limpida acqua da bere che aveva sul tavolo, dicendo: "Queste sono le tue sofferenze". Tutta l’acqua del bicchiere s’intorbidì e s’insudiciò.

Il maestro la buttò via.  Il maestro prese un’altra manciata di cenere, identica alla precedente, la fece vedere all’uomo, poi si affacciò alla finestra e la buttò nel mare.

La cenere si disperse in un attimo e il mare rimase esattamente com’era prima. 

"Vedi?" spiegò il maestro. "Ogni giorno devi decidere se essere un bicchiere d’acqua o il mare". 

 

Troppi cuori piccoli, troppi animi esitanti, troppe menti ristrette e braccia rattrappite.

Una delle mancanze più serie del nostro tempo è il coraggio.

Non la stupida spavalderia, la temerarietà incosciente,

ma il vero coraggio che di fronte ad ogni problema fa dire tranquillamente:

"Da qualche parte certamente c’è una soluzione ed io la troverò!".

 

LA VERA GIOIA

 

La vera gioia nasce dalla pace,
la vera gioia non consuma il cuore,
è come un fuoco con il suo calor

e dona vita quando il cuore muore;
la vera gioia costruisce il mondo
e porta luce nell'oscurità.
 

La vera gioia nasce dalla luce,
che splende viva in un cuore puro,
la verità sostiene la sua fiamma
perciò non tiene ombra né menzogna,
la vera gioia libera il tuo cuore,
ti rende canto nella libertà.
 

La vera gioia vola sopra il mondo
ed il peccato non potrà fermarla,
le sue ali splendono di grazia,
dono di Cristo e della sua salvezza
e tutti unisce come in un abbraccio
e tutti ama nella carità.
 

E tutti unisce come in un abbraccio
e tutti ama nella carità.

(© Marco Frisina)

 

 

RAZZISMO...

La scena che segue si è svolta sul volo della compagnia British Airways tra Johannersburg e Londra.

Una donna bianca, di circa 50 anni, prende posto in classe economica di fianco a un uomo di colore. Visibilmente turbata, chiama l'hostess. «Che problema c'è signora?» chiede l'hostess. «Ma non lo vede? - risponde la signora - mi avete messo a fianco di un nero. Non sopporto di rimanere qui. Assegnatemi un altro posto».

«Per favore, si calmi - dice l'hostess - perché tutti i posti sono occupati. Vado a vedere se ce n'è uno disponibile». L'hostess si allontana e ritorna qualche minuto più tardi.

«Signora, come pensavo, non c'è nessun altro posto libero in classe economica.

Ho parlato col comandante e mi ha confermato che non c'è nessun posto neanche in classe executive. Ci è rimasto libero soltanto un posto in prima classe».

E, prima che la donna avesse modo di commentare la cosa, l'hostess continua: «Vede, è insolito per la nostra compagnia permettere a una persona con biglietto di classe economica di sedersi in prima classe. Ma, viste le circostanze, il comandante pensa che sarebbe scandaloso obbligare qualcuno a sedersi a fianco ad una persona sgradevole».

E, rivolgendosi all'uomo, l'hostess prosegue: «Quindi, signore, se lo desidera, prenda il suo bagaglio a mano, che un posto in prima classe la attende...».

E tutti i passeggeri vicini che, allibiti, avevano assistito alla scenata della signora, si sono alzati applaudendo...

 

"Siamo nati non per partecipare all'odio,

ma per partecipare all'Amore" 

 

 

LA DEPRESSIONE

Una donna, ancora giovane, precipitò in una terribile depressione.

Giorno dopo giorno, cominciò a rifiutarsi di uscire di casa; alzarsi da letto divenne per lei una sorta di sofferenza sfibrante e mangiare una penitenza. La luce del giorno le pareva fastidiosa. Le finestre restavano chiuse e le tapparelle abbassate. I pensieri più neri le giravano in testa e spesso invocava la morte come una sorta di liberazione.

Il marito, che l'amava teneramente, la circondava di affetto e di attenzioni, sempre più preoccupato e addolorato, la convinse a farsi visitare dai più accreditati neurologi e psichiatri di mezzo mondo. Gli esimi professori ordinavano medicine e sedute di analisi, crociere, vacanze. Provarono tutto, senza alcun esito.

La donna sprofondava sempre più nel suo universo di indifferenza e malinconia.

Eppure il marito la guarì. Con il suo semplice e disarmato amore e tre piccolissime parole. Un mattino, le si avvicinò, la guardò con le lacrime agli occhi e disse:

«Hai ancora me».

 

 Quando  nella vita tutto sembra andare male e le lacrime prendono il posto del sorriso, Dio si avvicina e ti sussurra in un orecchio: "Hai ancora me..."

 

 

Mancavano pochi giorni a Natale e tutti gli animali del creato fecero una riunione. La volpe chiese allo scoiattolo: "Che cos’è per te Natale?". Lo scoiattolo rispose: "Per me è un bell’albero con tante luci  e tanti dolci da sgranocchiare appesi ai rami!".  La volpe continuò:  "Per me naturalmente è un fragrante arrosto d’oca.  Se non c’è un bell’arrosto d’oca non c’è Natale". L’orso l’interruppe: "Panettone!  Per me Natale è un enorme profumato panettone!". La gazza intervenne: "Io direi gioielli sfavillanti e gingilli luccicanti". Il Natale è una cosa brillante!". Poi fu il turno del ghiro: "Dormire, riposarsi! Per me il Natale è il momento del dolce far niente!" "Ma va là!", disse la formica. E' una festa come le altre! Natale o no per me l'importante è lavorare! "Divertimento!" disse la cicala. Per me il Natale è il momento di divertirsi e di viaggiare! "I miei pulcini!" ribadì la chioccia. Il Natale per me è stare con tutti i miei pulcini!" Anche il bue volle dire la sua:
"E' lo spumante che fa il Natale!  Me ne scolerei anche un paio di bottiglie". L’asino prese la parola con foga: "Ma siete tutti impazziti? Bue, sei impazzito? E' il Bambino Gesù la cosa più importante del Natale! Te lo sei dimenticato?". Vergognandosi, il bue abbassò la grossa testa e disse: "Ma... ma questo gli uomini lo sanno?".

 

E Tu per quale motivo festeggi il Natale?

 




 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

Odore di pioggia(tłumaczenie Katarzyna Pawłowska)


 
 

Marzo, un freddo vento soffiava contro una finestra di un’ospedale di Dallas, in quel momento entrava un dottore nella camera di Diana Blessing, la quale era dopo un’intervento chirurgico.


Suo marito, David, le teneva stretta la mano mentre attendevano notizie. Il pomeriggio prima, il 10 Marzo, delle complicazioni l’avevano costretta ad un parto cesario alla 24 settimana, che avrebbe dovuto far nascere la figlia della coppia, Danę Lu Blessing.




 

I neo genitori erano a conoscenza che la neonata pesava 708 g. e raggiungeva 30 e mezzo cm. di lunghezza, che era ancora immatura, ma nonostante tutto le parole del dottore li colpirono.   
"Non credo che la bambina abbia molte probabilita` di soppravivere," disse loro piu` delicatamente che pote`.


"Ci sono solo il 10 per cento che sopravviva alla notte, ed anche se cio` accadesse per qualche miracolo le probabilita’ che abbia complicazioni future e’ molto alta"


Paralizzati dalla paura i coniugi David i Diana ascoltavano le parole del dottore che descriveva loro tutti i problemi che avrebbe dovuto affrontare la neonata.




Non essere mai in grado di camminare, parlare, di vedere, ritardata mentalmente e molto altro ancora.




Wszystko co mogła wyksztusić Diana to zaprzeczenie.


Diana con il marito David ed il loro figlioletto di 5 anni, speravano tanto che un giorno Dana avrebbe allietato la loro famiglia.


Ed ora, nel giro di poche ore, vedevano tutti i loro sogni e desideri allontanarsi per sempre.


Ma i loro guai non erano finiti, il sistema nervoso della piccola non era ancora sviluppato. Quindi qualunque carezza, bacio o abbraccio era per Dana pericoloso, i famigliari sconsolati non potevano neanche trasmetterle il loro amore, dovevano evitare di avvicinarsi a lei. Tutto quello che potevano fare era di pregare il Signore che si prendesse cura della loro piccola, che la cullasse e la facesse sentire amata.
 

Non credettero alla loro fortuna quando Dana comincio` a migliorare.



Passavano le settimane e la piccola continuava a prendere peso e diventare piu` forte.

Finalmente, quando Dana compi` 2 mesi i suoi genitori poterono abbracciarla per la prima volta.




Due mesi dopo, mentre i dottori li avvertivano che avrebbe potuto peggiorare in qualunque momento, Dana usci` dall` ospedale e finalmente ando` a casa con la sua famiglia.



Cinque anni dopo Dana, era diventata una bambina serena che guardava verso il futuro con fiducia e con tanta voglia di vivere.   



Non c`erano segni di deficenza fisica o mentale, era una bambina normale che viveva la sua vita.
Ma questa non e` la fine della nostra storia.



Un caldo pomeriggio del1996 Dana era seduta in braccio della mamma, erano in un parco non lontano da casa (Irving, Texas) dove suo fratello Dustin giocava a calcio con i suoi amici.

Come sempre chiacchierava felice con la sua mamma, quando all’improvviso si zitti`.
Si abbraccio` e chiese alla mamma "Lo senti? "



Diana sentendo nell`aria che si avvicinava la pioggia rispose "Si.
Profuma come quando sta` per piovere."

Dana chiuse gli occhi e ridomando`, "Lo senti?"


Ancora una volta la mamma gli rispose,
"Mi sa che tra un po` saremo tutte bagnate, sta per piovere."

Dopo un po`, Dana, alzo` la testa e accarezzandosi le braccia esclamo`,

"No, profuma come LUI.



Profuma come quando Dio ti abbraccia forte."



Diana comincio` a piangere calde lacrime mentre la bambina raggiungeva le sue amiche per giocare con loro.

 

Le parole della figlia avevano confermato cio` che sapeva in cuor suo, da tanto tempo ormai.



Durante tutto il periodo in ospedale, mentre lottava per la sua vita, Dio si era preso cura della piccola abbracciandola cosi` spesso che il suo profumo era rimasto impresso nella memoria di Dana.